Il soffio della Bora (388-395) - Ep. 20 (1)
Nello scorso episodio abbiamo ripercorso i primi anni della carriera del nostro vescovo di Milano preferito, Sant'Ambrogio, una figura che domina per grandezza e autorità l'ultimo scorcio di quarto secolo. Ovviamente Ambrogio non è la sola figura politica rilevante del suo tempo, l'altro grande è Teodosio, primo del suo nome, Augusto d'oriente e padrone del mondo Romano. In questo episodio i due paladini della fede nicena finiranno però per scontrarsi: Chiesa e Impero si ritroveranno in disaccordo. Non sarà certo l'ultima volta.
Teodosio-Ambrogio, primo round
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Mosaico di Ambrogio nella cappella di S.Vittore in ciel d'oro
Il primo atto delle controversie che metteranno di fronte Teodosio e il suo vescovo Ambrogio si avrà già nel 388: una folla di estremisti cristiani aveva distrutto la sinagoga di una città della Mesopotamia Romana. L'Imperatore, in quanto suprema autorità civile, aveva confermato il giudizio del giudice locale: chi aveva perpetrato l'atto avrebbe dovuto pagare il costo della ricostruzione e rimborsare i danni causati agli Ebrei. Quell'anno, dopo la vittoria sulla Sava, Teodosio viveva a Milano e il vescovo Ambrogio ebbe modo di fargli sapere, per iscritto, cosa pensava del fatto.
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Una sinagoga, scrisse Ambrogio, è “un rifugio degli infedeli, una casa dell'empietà, un ricettacolo di follia che Dio stesso ha condannato”. Come potrebbe Teodosio ordinare ai cristiani di ricostruire qualcosa che aveva meritato di essere distrutto? Si chiese poi “Quale è di maggiore importanza: la disciplina della legge o la giusta causa della fede?” poi continua nella sua invettiva prendendo su di sé la responsabilità del fatto, ovviamente in modo ideale “Dichiaro che ho appiccato io il fuoco alla sinagoga, o almeno che ho ordinato di farlo a quelli che l'hanno fatto, affinché non ci potesse essere un posto dove Cristo è negato”. Quando la sua lettera non fece l'effetto sperato Ambrogio rimproverò l'imperatore dal pulpito, in sua presenza, e minacciò di sospendergli i sacramenti se non avesse rescisso l'ordinanza. Teodosio cedette e gli Ebrei non furono rimborsati e la Sinagoga non fu ricostruita: la caccia all'Ebreo – una specialità dell'Europa cristiana medioevale – poteva dichiararsi aperta.
Teodosio-Ambrogio, second round. Knockout
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Rubens: Ambrogio impedisce a Teodosio l'ingresso in chiesa
Ambrogio aveva vinto il primo round, arrivando a criticare con veemenza Teodosio, dal pulpito e in sua presenza. Questo fu nulla però in confronto ai fatti di Thessalonika. Nell'aprile del 390, Butheric, un Magister Militum gotico al comando dell'Illirico e di stanza a Thessalonika aveva fatto arrestare un famoso auriga: nel tardo impero le corse del circo erano lo spettacolo preferito e la popolazione era organizzata in veri e propri gruppi di hooligans che assumeranno con il tempo una rilevanza politica. Incitata dagli hooligans la popolazione si ribellò e fece a pezzi Butheric con buona parte dei soldati romani della sua scorta, romani per modo di dire visto che erano probabilmente goti anche loro. Teodosio da anni cercava di mantenere il difficile equilibrio tra Romani e Goti e non poteva far passare impunito questo attacco alla sua sovranità e alla sua politica. Ordinò una rappresaglia immediata: Teodosio inviò dei reparti militari dell'esercito a Thessalonika con l'ordine di far capire a tutti cosa succedeva quando uno dei generali dell'esercito veniva assassinato. I soldati, entrati in città, agirono come se avessero catturato una città ostile: attaccarono la folla assembrata nel circo e massacrato diverse migliaia di abitanti, senza pietà.
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Quando venne a sapere dei fatti di Thessalonika, Ambrogio fu inorridito da questo massacro indiscriminato e in nome della chiesa chiamò Teodosio a pentirsi. Inizialmente Teodosio rifiutò e di conseguenza Ambrogio, primo uomo di chiesa in tutta la storia, scomunicò l'Imperatore, rifiutandogli la comunione. Non dobbiamo sottovalutare questo evento: abbiamo visto come perfino i Papi e i grandi Patriarchi ubbidivano agli ordini degli imperatori e nessuno, nessuno fino ad allora si era mai sognato di affrontare così direttamene l'autorità e l'augusto potere di un imperatore Romano nel pieno dei suoi poteri. Teodosio rimase per un po' lontano dalla chiesa, ma era in cuor suo era un credente convinto: la sua profonda fede ortodossa gli rendeva insostenibile questa situazione: era in ballo il destino della sua anima. Con riluttanza accettò i termini di riconciliazione di Ambrogio, che includevano la promulgazione di una legge che richiedesse un ritardo di 30 giorni prima che venisse applicata qualsiasi condanna a morte. Di fronte a un'affollata congregazione Teodosio si tolse le vesti imperiali e chiese perdono per i suoi peccati. Ambrogio, in un atto quasi certamente teatrale, rifiutò inizialmente di offrirlo. Solo dopo ripetute richieste, durante un servizio in chiesa il giorno di Natale, Ambrogio diede a Teodosio il sacramento.
Ambrogio è senza dubbio il primo uomo di chiesa nella storia che riuscì a sfidare e vincere una contesa contro la suprema autorità terrena: Ambrogio era riuscito a trionfare su un imperatore Romano nel pieno delle sue forze, all'apice del suo potere, il più potente dai tempi di Costantino. Ci era riuscito con il semplice aiuto del suo carisma, del suo indubbio coraggio e della sua fede. La contesa tra Teodosio e Ambrogio è talmente importante che qualcuno ha proposto di iniziare il medioevo proprio qui, nel giorno di Natale del 390: Il giorno in cui la chiesa scoprì di potersi ergere al di sopra di qualunque autorità terrena. Ambrogio ebbe sicuramente coraggio ma anche la fortuna di avere di fronte un imperatore che aveva genuinamente a cuore la sua salvezza eterna: Valentiniano I e credo anche Costantino avrebbero probabilmente tagliato la testa al vescovo insolente, ma Teodosio non era Valentiniano e quindi lui e Ambrogio stabilirono il precedente fondamentale che qualunque Papa di innumerevoli secoli a venire utilizzerà per provare a piegare il volere dei sovrani.
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Stesso quadro di cui sopra, ma realizzato da Van Dyck. Io lo preferisco!
Ambrogio fa perseguitare i pagani, la distruzione del Serapeum
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Ambrogio, una volta acquisito ancora più influenza e potere presso l'imperatore volse la sua attenzione verso il residuo nemico nella fede: i pagani. Teodosio nei suoi primi anni era stato relativamente tollerante nei confronti dei pagani, essendo concentrato a combattere gli eretici cristiani, come abbiamo visto nello scorso episodio. Nel 391 Ambrogio convinse Teodosio ad attuare una vigorosa politica antipagana, soprattutto in oriente, dove la sua autorità era massima. Con gli editti di Teodosio questi proibì i sacrifici e perfino la visita dei templi. In Alessandria ci fu un risvolto violento: i pagani si ribellarono alla trasformazione in chiesa del tempio di Bacco da parte del vescovo della città, Teofilo. Non fu questo un caso singolo: testimonianze archeologiche dimostrano che intorno a questi anni moltissimi Mitrei del dio Sole, ad esempio, furono incorporati nelle cripte di nuove chiese: la sistematicità di queste azioni testimonia che fu un movimento autorizzato se non perfino organizzato dallo stato.
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Ricostruzione del Serapeum
Sta di fatto che i pagani attaccarono i cristiani ma questi si vendicarono: la situazione divenne così tesa che i pagani che si erano macchiati di sangue dovettero fuggire e asserragliarsi nel tempio di Serapis, qui furono assediati dai monaci e dai manifestanti cristiani. Il tempio di Serapis era il principale tempio pagano della città, da tutti considerato come una delle meraviglie del mondo tardo antico. Il tempio non era solo un edificio religioso ma era anche la sede di un importante centro di studio e apprendimento. Ospitava inoltre quello che rimaneva dell'accademia di Alessandria, il principale ricettacolo di conoscenze dell'antichità. La questione fu portata all'attenzione dell'imperatore che a suo modo fu clemente: perdonò i pagani ma chiese che il tempio di Serapis fosse evacuato immediatamente e lasciato in possesso ai cristiani della città: l'effetto fu inevitabile, la folla di cristiani entrò nel tempio e si mise allegramente all'opera per devastarlo, trasformandolo poi in chiesa. Probabilmente la maggior parte dei libri che vi erano custoditi furono bruciati, distruggendo l'ultimo lascito della grande biblioteca di Alessandria. Questa vicenda è raccontata nel film “Agorà”: come ogni film è innanzitutto un veicolo di intrattenimento e non ha l'obiettivo di essere un documento storico, eppure è uno dei rari film ambientato in questa epoca: le vicende sono trattate con sensibilità e delicatezza e mi sento di consigliarne la visione per comprendere meglio questo delicato passaggio del mondo tardoantico.
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La grande colonna del Serapeum, uno dei pochi resti dell'edificio. Notare la dimensione delle persone a destra
Chi fu davvero Ambrogio?
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Ambrogio, lo avrete compreso, è per me una figura controversa: una volta conosciuto il suo antisemitismo e la sua generale intolleranza religiosa immagino che sia facile per molti condannare almeno mentalmente la figura di Ambrogio. Non vorrei dare un'impressione sbagliata. Il mio compito è di raccontare la storia, come è e come la vedo, e questo si estende senza eccezione anche alle grandi figure religiose. Sant'Ambrogio è una personalità del cristianesimo, un intellettuale di incredibile importanza, rilevanza, erudizione e sensibilità. Ambrogio fu anche un uomo molto coraggioso che sfidò più volte l'autorità imperiale per quello che per lui era indubbiamente la verità rivelata da Cristo: l'unità nell'ortodossia cattolica della Chiesa e la sua suprema autorità in materia di coscienza. Ambrogio però era anche un politico e un uomo del quarto secolo. Le sue parole e le sue azioni sono a mio avviso il segno del tempo: Ambrogio era il figlio di una delle grandi famiglie senatoriali Romane, abituate da secoli a praticare la politica ai massimi livelli. Ambrogio fu solo il primo a scoprire di poterlo fare anche dal soglio vescovile, non solo nelle sale della burocrazia o nelle fila dell'esercito.
Anche la sua fede, rigidamente dogmatica, è il segno del suo tempo. Nella società romana era in corso da secoli una marcia verso il monoteismo, una tipologia di fede che lascia poco spazio ai culti alternativi: la marcia non inizia con il Cristianesimo, già il culto di Sol Invictus e il Neoplatonismo avevano preparato il terreno ideologico nel quale agiranno i grandi intellettuali cristiani degli ultimi anni dell'Impero. Il movimento cristiano, in quanto religione monoteistica, non poteva accettare né religioni alternative né eresie al suo interno: era convinzione di tutti i cristiani che se esisteva un solo Dio doveva esistere una sola chiesa e un solo modo per adorarlo: tutti gli altri erano in errore. Era compito di ogni uomo di fede ma anche dell'autorità temporale di mostrare la retta via a chi si fosse smarrito, in modo da salvare il suo bene più prezioso, la sua anima.
Il triste destino dell'imperatore Valentiniano II
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Valentiniano II
Mentre Teodosio governava l'impero da Milano, Valentiniano II si stabilì a Vienne, nei dintorni di Lione. Già il fatto che non scelse la più naturale Treviri mi fa pensare che la guerra civile avesse indebolito la frontiera Renana e fosse già non troppo sicuro stabilirsi così vicini al Reno. Quando finalmente Teodosio tornò in oriente, nel 391, Valentiniano poteva dire in teoria di regnare su tutto l'occidente. Ma come fu per tutta la sua vita il suo potere era solo teorico. Il vero potere dietro al trono era Arbogast, il generale franco-romano che era uno dei fedelissimi di Teodosio: questi lo aveva nominato Magister Militum Praesentalis e de facto tutore di Valentiniano II. l'autorità di Arbogast si estendeva su tutte le province occidentali, pur sotto la teorica autorità del legittimo imperatore. Nel 391 Valentiniano II era già stato isolato a Vienne, il suo status era sostanzialmente ridotto a quello di un privato cittadino e il controllo degli eserciti occidentali ora apparteneva a mercenari franchi fedeli ad Arbogast. Valentiniano tentò, per la prima volta nella sua vita, di far valere la sua autorità di imperatore legittimo: non era più un infante e l'impero era suo di diritto. Per tutta risposta Arbogast gli riservò il trattamento che io definirei “a la Tywin Lannister”: ovvero gli fece capire in modo chiarissimo dove risiedeva davvero il potere. Arbogast arrivò perfino ad uccidere, alla presenza dell'imperatore, il suo consigliere Harmonius. A questo punto Valentiniano II riconobbe fino a che punto fosse sotto il tallone di Arbogast: Valentiniano II iniziò a mandare messaggi segreti sia a Teodosio I che ad Ambrogio implorandoli di venire in suo aiuto: si spinse anche a chiedere ad Ambrogio il battesimo nel timore che la sua morte potesse arrivare prima del previsto per mano di Arbogast.